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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), III, 13
 
originale
 
[13] Raptim denique paupertina Milonis cenula perfunctus, causatusque capitis acrem dolorem quem mihi lacrimarum adsiduitas incusserat, concedo venia facile tributa cubitum et abiectus in lectulo meo quae gesta fuerant singula maestus recordabar, quoad tandem Photis mea dominae meae cubito procurato sui longe dissimilis advenit; non enim laeta facie nec sermone dicaculo, sed vultuosam frontem rugis insurgentibus adseverabat. Cunctanter ac timide denique sermone prolato: "Ego" inquit "ipsa, confiteor ultro, ego tibi huius molestiae fui", et cum dicto lorum quempiam sinu suo depromit mihique porrigens: "Cape," inquit "oro te, et perfidia mulieri vindictam immo vero licet maius quodvis supplicium sume. Nec tamen me putes, oro, sponte angorem istum tibi concinnasse. Dii mihi melius, quam ut mei causa vel tantillum scrupulum patiare. Ac si quid adversi tuum caput respicit, id omne protinus meo luatur sanguine. Sed quod alterius rei causa facere iussa sum mala quadam mea sorte in tuam reccidit iniuriam."
 
traduzione
 
Consumai in fretta la magra cenetta di Milone e, dicendo che avevo un gran mal di capo, che in effetti mi era venuto con tutto quel piangere, ottenni facilmente il permesso di andarmene a letto. M'ero gi? coricato e stavo ricordando con amarezza ad uno ad uno, tutti i fatti della giornata, quando la mia Fotide, messa a dormire la padrona, entr? in camera mia; ma come diversa dal solito! Non pi? il suo volto ridente, non pi? quella cascatella di parole sulle sue labbra, ma tutta seria e corrucciata. ?Sono stata io? esclam?, dopo qualche momento di esitazione. ?S?, devo confessartelo, sono stata io la causa dei tuoi guai di oggi? e trasse di sotto il vestito una frusta poi mi fece, porgendomela ?Tieni: vendicati, ti prego, di una donna perfida, anzi dammi tu la punizione che credi. Per?, non pensare che io ti abbia procurato una simile angoscia di mia volont?. Non permettano mai gli dei, che per causa mia, tu debba soffrire il bench? minimo male: sono pronta a versare il mio sangue pur di allontanare dal tuo capo ogni sventura. Ma quello che mi era stato ordinato di fare, e per tutt'altro scopo, per mia disgrazia s'? volto a tuo danno.?
 

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